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LA TRADIZIONE DEL VIVERE ZEN: QUANDO VITA E ARREDAMENTO SI INTRECCIANO

23 Luglio 2019 By Rossella Leave a Comment

 

Sembrerà strano, eppure in quella che è la vera tradizione del vivere zen la vita e l’arredamento si intrecciano. Lo fanno in modo armonioso, naturale, quasi spontaneo e lo si intuisce dal risultato che propongono. Una vita ricca di semplicità, quella stessa semplicità che si esprime nel design giapponese che ha fatto del minimalismo la sua bandiera.

Quello orientale è un arredo bio, soprattutto grazie a quelli che sono i materiali con cui vengono realizzati gli elementi essenziali dell’arredamento, come i futon e i tatami. Materiali come cotone, cocco e lana, rigorosamente senza elementi metallici che potrebbero creare allergie e non dare gli stessi risultati in fatto di comodità.

Una tipica casa giapponese che dalla tradizione del vivere zen prende la sua forza più grande, viene chiamata minka, si tratta della vera abitazione nipponica che si differenzia sia per forma che per costruzione dal nōka, cioè la tipica casa di campagna e dal machiya, la tipica casa di città.

Tutte hanno l’interno molto simile, diviso in due spazi che sono il genkan e lo spazio abitabile.

Per genkan s’intende l’ingresso che introduce alla casa dove solitamente il pavimento è in pietra e più basso rispetto al pavimento dell’interno della casa. È qui che ci dobbiamo togliere le scarpe, considerato che nell’abitazione si utilizzano le ciabatte apposite che saranno pronte davanti all’ingresso. In tutte le case giapponesi esiste un mobiletto nel genkan dove sono contenute le ciabatte per gli abitanti della casa e per gli ospiti.

Questo deriva dall’usanza tipica orientale che vieta l’uso delle scarpe in casa così come nei ristoranti e negli hotel, dove sono fornite le tipiche ciabatte che tutti dovranno indossare per rispetto della tradizione e del galateo.

Lo spazio interno, invece, è costituito da pavimenti in legno e in tatami, le classiche stuoie di paglia intrecciata e pressata con i bordi orlati con un cordoncino di cotone o di lino, composte da diversi rettangoli.

Cosa significa Viverezen

Viverezen significa seguire quelle che sono le regole della cultura orientale. Sono molte, ma alcune dei più importanti sono i seguenti:

– Impara a focalizzarti sul presente. Secondo i giapponesi il presente è l’unico momento che conta

– Sorridi spesso. Sorridere è considerata la via naturale per indurci alla felicità

– Fai ciò che ami. I giapponesi credono che il segreto sia quello di ridurre la vita all’essenziale. Questo concetto del vivere zen riprende quello che è il baluardo dell’arredamento orientale cioè il minimalismo

– Impara a fidarti delle tue intuizioni e del tuo istinto. Ascoltare le emozioni e le sensazioni che emergono dal profondo io è utile per la vita quotidiana ma si può anche applicare alle scelte di design che punta alla semplicità e all’essenziale sia con la scelta dei complementi di arredo che con quella dei materiali utilizzati per i vari elementi come il legno, il cotone, la lana per un arredamento bio e rispettoso del mondo esterno e della natura.

Insomma, vivere zen significa applicare quelle che sono le regole per una vita sana e felice, anche nell’arredamento che deve puntare all’essenziale, al minimalismo, alla semplicità estrema.

Ka-so o Feng shui?

Il Feng shui è l’arte orientale dell’arredamento secondo i canoni armonici del benessere umano. È una disciplina celebre in tutto il mondo, anche da chi non la segue. Nata in Cina in epoca lontana, sembra che esistesse già nel Neolitico, quando le tombe erano realizzate seguendo una disposizione e un metodo costruttivo ben precisi.

In Cina viene seguito ancora il Feng shui, come tradizione vuole, ma in Giappone? Per seguire il concetto del vivere zen e dell’arredamento bio è nata un’alternativa valida e personale nipponica. Si tratta del Ka-So, i cui testi antichi contenenti i suoi concetti fondamentali sono stati tradotti nel 1983 da alcuni studiosi della University of Illinois a Chicago.

Questa disciplina mira a generare all’interno dell’abitazione un’armonia totale delle energie sottili che ci abitano. Per la precisione, l’armonia dell’abitare si esprime in una perfetta sintonia tra l’ambiente immateriale che è contenuto nella casa e la natura che lo circonda. Il letto, che solitamente è il futon, cioè il tradizionale materasso giapponese, e gli altri elementi sono subordinati allo spazio e non parti focali della stanza, come al contrario avviene nel mondo occidentale.

Il futon rappresenta uno degli elementi essenziali dell’arredo bio e zen. La traduzione letterale è materasso arrotolato e non è altro che il classico letto utilizzato sin dall’antichità dai giapponesi e che oggi sta diventando sempre più utilizzato anche nel mondo occidentale perché comodo, versatile e realizzato con materiali naturali come cotone bio, cocco e lana.

Anche l’arte dell’Ikebana per vivere zen

Vivere zen non significa soltanto pensare agli arredi e a elementi come il futon. Un altro concetto essenziale dell’arredamento orientale è l’arte dell’Ikebana, cioè l’arte della disposizione dei fiori recisi che vengono posizionati nel vaso a forma di triangolo.

Per spiegarlo nel dettaglio, il ramo più lungo rappresenta Dio, quello più corto la terra e quello intermedio rappresenta invece l’uomo. I tre elementi insieme rappresentano le forze che costituiscono il mondo e che puntano alla perfetta armonia, in perfetto stile zen, chiaramente. La traduzione della parola ikebana è proprio fiori viventi.

Molti la conoscono anche con il nome di kadō, che significa via dei fiori, con la quale s’intende il cammino di elevazione spirituale secondo quelli che sono i principi del vivere zen.

L’Ikebana rappresenta un’arte antichissima, che ebbe origine in Oriente nell’ambito religioso giapponese e che con il passare del tempo si è trasformata in un’espressione artistica nuova. Il periodo preciso è il VI secolo d.C., quando il buddismo penetrò bell’arcipelago nipponico attraverso la Cina e la Corea. È in questo contesto che viene introdotta l’usanza delle offerte floreali votive.

Del resto, non serve essere appassionati di cultura giapponese per conoscere l’ikebana e la sua importanza del mondo orientale, esattamente come l’arredo bio, la semplicità, l’essenzialità degi elementi e tutti gli oggetti che non possono mancare come il futon, il tatami (la tipica pavimentazione in (paglia di riso rivestita di giunco) e altri che per i giapponesi sono essenziali.

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LEGGERO E RICCO COME IL TE’ KUKICHA

29 Agosto 2017 By Rossella Leave a Comment

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Un tè verde che vanta proprietà curative è il giapponese Kukicha. Il tè verde Kukicha è un Bancha, costituito dai rametti della pianta è praticamente privo di teina (10 volte in meno del tè verde) ed è il più indicato per uso curativo.

Un tè povero, perchè fatto con gli “scarti” della pianta, il più bevuto da chi segue una dieta Macrobiotica. Questo tè non ha una lavorazione complessa: viene cotto a vapore ed essiccato.

Ha proprietà diuretiche, ipoglicemizzanti e depurative del sangue (alcalinizzante). Totalmente privo di stimolanti aiuta il rilassamento. Bevuto caldo dopo il pasto favorisce la digestione. Questo tè può essere bevuto anche dai bambini perchè privo di teina.
Il tè Kukicha inoltre:
    • Stimola il processo brucia grassi
    • Riduce la formazione del colesterolo
    • Migliora la densità ossea
    • Stimola le difese immunitarie
    • Rallenta il processo di invecchiamento cellulare e dei tessuti
    • Riduce la pressione arteriosa

E’ importante conoscere la preparazione del tè Kukicha.

Il the kukicha si trova in rametti essiccati che possono essere utilizzati tramite infusione. Si porta ad ebollizione l’acqua e si immerge circa un cucchiaio di the kukicha ogni mezzo litro di acqua, lasciandola sobbollire per altri 10 minuti. Una volta tolto dal fuoco, si lascia riposare per 15 minuti e si filtra.

L’ideale è consumarlo sempre tiepido, in qualsiasi momento della giornata ed è consigliato anche alla sera, perché non contiene percentuali rilevanti di sostanze eccitanti.

 
Su Macrolibrarsi trovate il Koukicha sfuso, in bustina e già pronto.
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L’AURICOLOTERAPIA: TERAPIA RIFLESSA

17 Maggio 2017 By Rossella Leave a Comment

L’orecchio, così come il piede e la mano, rappresenta una mappa in cui sono riflessi tutti gli organi e gli apparati del nostro corpo. A livello energetico, tutto il nostro organismo è connesso. La cosa importante è affidarsi ad un professionista che conosca bene la medicina tradizionale cinese, su cui si basa l’auricoloterapia. 

Auricoloterapia: come si fa?

Sembra strano pensare di poter far terapia su uno spazio minuscolo come l’orecchio!

Così come avviene in riflessologia plantare, in cui attraverso la stimolazione della pianta del piede si arriva a trattare gli organi interni, attraverso l’orecchio si possono stimolare alcuni punti specifici dell’orecchio, lavorando per riflesso sugli organi stessi.

Come funziona l’auricoloterapia?

L’orecchio rappresenta una mappa, in cui sono disposti tutti i punti del nostro corpo. Mediante stimolazione di quel punto si ottiene un effetto all’interno dell’organismo. Questa terapia rappresenta uno strumento valido al pari di un massaggio che non risulta invasivo.

Per capire l’auricoloterapia bisogna partire dal concetto di dolore riflesso.

Cos’è un dolore riflesso? Si tratta di quel dolore che è prima di tutto un sintomo e che in secondo luogo, non sempre rappresenta l’origine del problema. Per dirlo in altre parole, il dolore che avvertiamo in alcune parti del corpo (ad esempio un mal di testa o un dolore alla schiena) spesso è il riflesso di un organo o apparato che non funziona correttamente all’interno del nostro corpo.

Come si svolge l’auricoloterapia

La terapia si mette in atto utilizzando uno strumento apposito, un piccolo bastoncino di acciaio con punta arrotondata, che rileva i punti dolenti dell’orecchio. Come abbiamo detto, ogni punto è associato ad un organo.

Ci sono due tipologie di trattamento impiegate attraverso l’auricoloterapia. La prima viene definita di tonificazione e la seconda di dispersione. Si basa sempre sul concetto di calore e freddo, introdotto dalla medicina tradizionale cinese.

Se l’organo corrispondente, trovato dolente, si trova in una condizione di eccessivo calore (infiammazione) allora si utilizzerà la tecnica della dispersione per alleggerire l’organo. Se invece, al contrario, la condizione è di eccesso di freddo e quindi ipotono, si utilizzerà la tecnica della tonificazione, per dare energia all’organo e aiutarlo nella sua azione. 

Tra i disturbi e le patologie che rispondono all’auricoloterapia troviamo insonnia, ansia, stress, attacchi di panico, depressione, nausea, vomito, timidezza, tabagismo, dipendenza dall’alcool, sovrappeso, controllo della fame, sciatica, lombo sciatalgia,cervicalgie, periatrite scapolo-omerale, psoriasi, infertilità, disfunzione erettile, cura delle tonsille e disagi dovuti alla postura. 

In auricoloterapia, la stimolazione della superficie esterna del padiglione auricolare può avvenire in almeno tre modi:

  • Attraverso l’inserimento di aghi da agopuntura;
  • Attraverso micro-scariche elettriche;
  • Mediante laser
  • Mediante piccoli magneti

Quest’ultima modalità utilizza dei piccoli magneti con cerotto che utilizzano la pressione sull’orecchio esterno per dare sollievo e benessere a tutto il corpo.

 

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IL POTERE DELLE CAMPANE TIBETANE

10 Maggio 2017 By Rossella Leave a Comment

Le campane tibetane hanno il potere di toccare i nostri centri sottili più profondi. Le campane tibetane, dette “singing bowls”, sono nate circa 3000 anni fa in Tibet sebbene diffuse ben presto anche in India, Nepal, Giappone e Cina.

Gli sciamani e i guaritori di quei luoghi le ritenevano in grado di guarire le persone avvicinando gli uomini alla divinità. A tale scopo esse venivano realizzate in fasi lunari specifiche e durante la forgiatura si era soliti pronunciare dei mantra in grado di conferire loro un determinato potere a seconda della destinazione d’uso.

Conosciute solo a partire dagli anni ’50, in seguito all’occupazione cinese del Tibet, erano custodite nei monasteri tibetani. 

Cosa sono le campane tibetane?

Quando pensiamo ad una campana, la mente proietta l’immagine conosciuta e consolidata della classica campana, a forma allungata con un pendolo finale interno che permette di suonarla. Le campane tibetane sono create sullo stesso principio ovvero sono di metallo e c’è uno strumento utile per suonarle.

Non possiedono la classica forma di campana che noi tutti conosciamo. Nella maggior parte dei casi, hanno la forma di un contenitore rotondo, di metallo che viene suonato tramite il tocco.

Si tratta di uno strumento originario del Tibet che è andato diffondendosi in molti paesi del mondo, soprattutto utilizzato in ambito meditativo. Rispetto alle classiche, le campane tibetane sono statiche e vengono suonate da ferme, tenendolo in mano o posizionate a terra, con la parte aperta verso l’alto. Non vanno colpite con una percussione, ma bisogna passare il bastoncino sul bordo e sulle pareti: in questo modo ricaveremo una vibrazione che costituisce la loro caratteristica melodia.

La loro efficacia è data dalla loro composizione: sono composte da una lega di 7 o più metalli, tra i più preziosi

  1. oro – collegato al Sole
  2. argento – collegato alla Luna
  3. mercurio – collegato a Mercurio
  4. rame – collegato a Venere
  5. ferro – collegato a Marte
  6. stagno – collegato a Giove
  7. piombo – collegato a Saturno

Scegli le campane tibetane giuste: ecco come

Il suono delle campane tibetane dipende molto dalla lega di materiali con cui sono composte ma varia da strumento a strumento e cambia a seconda della persona che lo utilizza. Lo spessore e la forma dello strumento incidono anche sul suono finale.

In generale, possiamo consigliare di acquistare modelli di campane tibetane con uno spesso medio e possibilmente con poche decorazioni.

Perché si consiglia di provare le campane tibetane? Per la loro capacità di riprodurre la vibrazione del suono OM, considerato l’inno dell’Universo ovvero il primo suono di energia primordiale.

Le vibrazioni delle campane tibetane aiutano a rilassare il corpo e favoriscono la meditazione. Le tecniche per il suono delle campane tibetane sono diverse, attraverso un apposito strumento si lavora sulle vibrazioni prodotte.

Quali benefici portano?

La legge del suono è strettamente legata all’energia da cui ogni cosa è composta ed emette quindi vibrazioni a livello sottile in grado di produrre un effetto sull’esterno.

I suoni emessi si sintonizzano con le vibrazioni planetarie e risuonano con le persone, suonandole o semplicemente ascoltandole. Sono in grado di risvegliare la consapevolezza, di portare movimento dove vi sono ristagni emotivi e disequilibri interiori. Aiutano a favorire le frequenze corporee naturali.

Possiamo poi non notare la corrispondenza fra i 7 metalli con cui sono composte le campane tibetane e i 7 chakra, punti energetici del nostro corpo? Certamente no, perché il suono vibrazionale agisce proprio sui centri emotivi principali, donando nuove visioni e lasciando andare i blocchi.

Il loro suono favorisce

  • l’equilibrio emozionale
  • conferisce energia
  • diminuisce la contrazione muscolare
  • migliorano la concentrazione
  • normalizzano la pressione sanguigna
  • stimola il sistema immunitario

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DEPURARE IL FEGATO IN PRIMAVERA CON LA MACROBIOTICA

3 Aprile 2017 By Rossella Leave a Comment

Secondo la Macrobiotica, con l’arrivo della primavera il fegato viene stimolato dall’energia Legno e possono comparire i tipici sintomi quali mal di testa, stanchezza, disturbi del sonno tra l’una e le tre del mattino e molti altri.

Il legno è un’energia di crescita verticale, di espansione, come un albero che cresce ed espande i suoi rami e le sue foglie. E’ l’energia della primavera, della crescita. Il fegato ha proprio questa energia ascendente che viene stimolata dalle prime giornate calde.

Se durante l’inverno abbiamo abusato di carne, formaggi e prodotti da forno, che “ostacolano” questa energia ascendente, è possibile che si presentino i tipici sintomi fegato.

E’ quindi utile ripulire l’alimentazione da questi cibi e introdurre alimenti che sostengano il fegato in questo momento di passaggio.

Per chi è in buona salute può essere utile digiunare per un giorno o due. Non a caso la primavera è tradizionalmente il periodo del digiuno in molte religioni. 

In realtà la Quaresima era un periodo, nei secoli passati, per alleggerire il corpo (soprattutto dal cibo animale) per prepararsi ad un periodo particolarmente spirituale. Questo perché già allora si conoscevano gli effetti poco “spirituali” del cibo animale, che tende ad “ancorarci” alla materia.

Elementi di aiuto

  • Cereali in chicco
  • Verdura a foglia verde
  • Verdure amare
  • Verdure fermentate
  • Alghe
  • Estratti a base di foglie verdi
  • Sapore acido leggero come il limone e l’umeboshi
  • Mangiare poco
  • Digiunare un giorno o due (chi è in buona salute)
  • Cenare presto la sera e in modo leggero

Rimedi macrobiotici: brodo di clorofilla

  • ½ tazza di foglie verdi tritate (verza, cavolo nero, cime di rapa, broccoli, prezzemolo, lattuga, tranne quelle degli spinaci e delle biete, troppo ricche di ossalati di calcio).
  • 1 tazza d’acqua

Tritare le foglie e bollirle nell’acqua per 1/2 minuto, senza sale. Bere il brodo caldo, preferibilmente a digiuno o 10 minuti prima dei pasti. Le foglie possono essere riutilizzate in minestroni o verdure in padella.

Si può bere anche tutti i giorni.

Regola la funzionalità epatica e il colesterolo. E’ antiossidante e se preso prima di uno dei pasti aiuta a migliorare tutti i problemi del tratto digerente. In generale rilassa il fegato e migliora la qualità del sangue, in particolare in caso di anemia.

Favorisce la disintossicazione, migliora  l’ossigenazione cellulare, aumenta i globuli rossi e migliora la qualità del sangue.

Fonte Macrolibrarsi

 

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TE’ MU: EQUILIBRIO DI YIN E YANG

30 Marzo 2017 By Rossella Leave a Comment

Conoscete il Té Mu. Non fatevi ingannare, però, dal nome. Infatti si tratta di una tisana di erbe e radici conosciuta in Cina e Giappone.

Esattamente è una miscela di erbe e radici (9 o 16 a seconda del mix: buccia di mandarino, hoelen, radice di prezzemolo giapponese, radice di peonia , Atactylis, cannella, cnicus, liquirizia, cipresso, radice di zenzero, nocciolo di albicocca, rehmannia, coptis, panax ginseng, chiodi di garofano, coptis, peonia moutan.) che rendono questa bevanda un concentrato di benessere, ideata negli Anni ’50 dal dietista e filosofo George Ohsawa, pseudonimo di Yukikazu Sakurazawa, il padre della macrobiotica.

 

Le proprietà del tè Mu prendono in considerazione gli insegnamenti taoisti sullo Yin – che rappresenta ciò che è femminile – e lo Yang – che, invece, rappresenta la mascolinità. Il tè Mu è una preparazione che pone in equilibrio le due componenti, seppure sia leggermente sbilanciato verso lo Yang e per questo è utile, secondo le teorie di medicina cinese, in caso di disturbi tipicamente femminili, problemi digestivi e tossi che hanno cause di tipo Yin, oppure come energetico per chi fa sport. La parola “mu” in giapponese, significa “stato di equilibrio ideale”.

Questa miscela si prepara mettendo la bustina in acqua fredda e facendo bollire il tutto dai 10 ai 20 minuti, a seconda di quanto la vogliamo carica. In generale, ogni bustina si può riutilizzare anche una seconda volta. E’ bene prenderla di mattina e ma di sera, per la presenza di alcune erbe o radici come il Ginseng che la rendono dall’effetto leggermente eccitante.

Una volta preparato, il tè Mu si può conservare in frigo e riscaldare prima dell’uso.

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