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QUANTO LAVORANO GLI EUROPEI: GERMANIA E DANIMARCA TRA I PAESI IN CUI SI LAVORA DI MENO E SI PRODUCE DI PIU’

24 Maggio 2019 By Rossella Leave a Comment

In media le ore lavorative all’interno di una giornata possono cambiare molto, non solo al di fuori, ma anche all’interno degli stessi confini Europei. C’è un pensiero diffuso per cui il benessere economico di un Paese dipenda anche dalla quantità di lavoro dei suoi residenti, ma in realtà non è così. Uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha infatti spiegato che a determinare la ricchezza di uno Stato non è la quantità del lavoro ma la qualità.
Le ore lavorative sono le ore che ogni singola persona destina allo svolgimento dell’attività lavorativa che gli viene assegnata e per la quale viene retribuito. Il calcolo delle ore lavorative non prende in considerazione solo l’orario previsto dal contratto, ma le ore effettive di lavoro svolto, comprendendo anche quelle extra destinate ad esempio alla riparazione o manutenzione degli strumenti da lavoro, la compilazione di fatture o ricevute, ecc…
Tutto questo diventa fondamentale nella determinazione dell’effettivo orario lavorativo.
Ma attenzione: a differenza di quanto molti possano immaginare lavorare di più non equivale a maggiori guadagni; gli Stati che registrano un numero maggiore di ore lavorative sono tra quelli meno produttivi.
Basta pensare ai lavoratori danesi che trascorrono a lavoro un numero di ore nettamente inferiore rispetto ai colleghi della Grecia che però, a differenza dei primi, versano in condizioni economiche nettamente più difficili.
 

In quale Paese europeo si lavora di più e quale ha il maggior numero di ferie

Shopalike.it, il noto aggregatore internazionale che ingloba al suo interno il meglio degli e-commerce attualmente attivi in un’unica piattaforma, ha condotto recentemente uno studio finalizzato a conoscere il numero di ore lavorative, ferie e festività nei vari Stati Europei.
Questo studio su quanto lavorano gli europei realizzato da Shopalike ha messo in evidenza dati decisamente interessanti soprattutto per quanto riguarda l’Italia e il confronto con altri Paesi Europei.
Durante l’intero anno coloro che lavorano di più sembrano essere i greci con 256 ore lavorative, mentre quelli che lavorano di meno sono i danesi con 216; gli italiani si posizionano più o meno a metà classifica con 234 ore lavorative annuali, insieme ad Olanda ed Estonia.
A differenza dell’Italia in cui l’orario lavorativo, per legge, non può superare le 48 ore settimanali la Francia presenta la settimana lavorativa più corta d’Europa con 35 ore di lavoro settimanali.
I Paesi europei che tra ferie e festività nazionali garantiscono più tempo libero ai loro lavoratori sono Malta, Austria e Regno Unito mentre quelli che hanno il numero più basso di ferie e feste nazionali sono Svizzera e Irlanda, con 29 giorni.
Inoltre, indipendentemente dal numero di ore settimanali stabilite per legge risulta che in Islanda nonostante il tempo pieno sia di 40 ore settimanali la media di ore lavorative è pari a 44,5 a differenza invece della Danimarca in cui le ore lavorative per un impiego full time sono 37 e i danesi trascorrono a lavoro solo un’ora extra a settimana. In Italia le ore settimanali per un impiego a tempo pieno non dovrebbero mai superare le 48 ore ma gli italiani lavorano in media 40,42 ore, in linea con i pochi straordinari emersi dalla presente ricerca.
Lo studio è stato condotto prendendo in considerazione solo le assunzioni full time e considerando solo le festività nazionali che non cadono nei giorni non lavorativi come le domeniche (ad esempio come può accadere per la domenica di Pasqua).

 

Italia: uno dei Paesi europei in cui si lavora più ore

Da un recente articolo pubblicato su quifinanza.it è emerso che l’Italia è uno dei Paesi europei in cui si lavora più ore a settimana. Lo Stivale accompagnato da altri Stati come Grecia, Spagna, Portogallo, Lituania, Lettonia e Slovenia sono tra gli stacanovisti europei ma ahimè non registrano, a livello produttivo, gli stessi risultati di Paesi come la Germania dove si lavora molto di meno.
C’è un’idea di fondo che negli anni ha portato molti Stati a sbagliare la loro politica lavorativa che parte dal principio che più si lavora più questo lavoro si traduce in una maggiore produttività.
Una cattiva gestione delle risorse umane è spesso sinonimo di minore produttività sul posto di lavoro. Non è infatti costringendo i lavoratori a trascorrere nelle aziende otto o più ore che uno Stato può aumentare i propri livelli di produttività e rimontare Paesi come la Cina. Il tempo trascorso in azienda a lavorare non è sinonimo di efficienza e produttività anzi, nella maggior parte dei casi, più i lavoratori sono costretti a fare orari di lavoro estenuanti più il loro rendimento cala inesorabilmente.

L’economia di un Paese che aspira a crescere deve puntare, non sulla quantità ma, sulla qualità del lavoro e deve munirsi di quelle attrezzature che gli consentano di confrontarsi con chi, in tal senso, si è già equipaggiato da tempo.
Uno degli Stati da cui bisogna prendere esempio è la Germania che è ricorsa alle assunzioni part-time al fine di spalmare l’attività lavorativa su più persone che saranno quindi costrette a rimanere in azienda un numero ridotto di ore.
Un numero minore di ore garantisce una maggiore lucidità mentale dei lavoratori e anche un più elevato rendimento. Di conseguenza, l’alto livello di produttività del Paese permette di retribuire in modo adeguato anche chi lavora poche ore al giorno.
In conclusione in Germania, così come anche in altri Paesi, c’è un elevato livello occupazionale e i lavoratori lavorano di meno ma percepiscono ugualmente degli stipendi dignitosi.

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Filed Under: Economia, Società Tagged With: Lavoro

ENERGIA E FONTI RINNOVABILI IN ITALIA

6 Febbraio 2017 By Rossella Leave a Comment

Quanta energia si produce in Italia da fonti rinnovabili?

Vi siete mai chiesti quale sia lo stato delle cose in Italia per quanto riguarda le fonti rinnovabili di energia? Quali sono, dove sono gli impianti, quanti sono e quanta energia producono? L’Italia, in effetti, è un Paese che ben si presta alle fonti rinnovabili: tantissimo sole, moltissima montagna (e quindi dislivelli naturali), molto vento in determinate regioni. Ma allora in Italia ci sono o no le energie rinnovabili?

In effetti ci sono e sono anche parecchio produttive, almeno da quanto emerge nell’infografica “L’Italia delle fonti rinnovabili” realizzata da Slamp Design in collaborazione con Secret Key Digital Agency.

Nell’infografica, infatti, si possono consultare diversi dati sulla situazione attuale delle fonti rinnovabili di energia, dalla quantità di energia prodotta, al numero di impianti, fino al trend degli ultimi anni, per capire se si tratta di una tendenza passeggera o potenzialmente duratura nel lungo periodo.

Un dato su tutti: su quasi 280.000 GWh (GigaWatt/ora) di energia elettrica prodotta in un anno, il 43,1% proviene da fonti rinnovabili. Non male! Slamp tiene in considerazione le 5 principali fonti rinnovabili di energia:

  • solare
  • geotermica
  • idraulica
  • eolica
  • bioenergie

Su un totale di più di 650.000 sparsi su tutto il territorio, il 98,8% di questi sono impianti fotovoltaici. Il numero può sembrare troppo sbilanciato sul solare, ma basta pensare al caldo sole italiano per capire come questa sia la scelta più logica su cui puntare.

Ma dove si trovano tutti questi impianti? E quanta energia producono?

Per rispondere a queste domande, Slamp ha realizzato anche la Mappa Interattiva delle Energie Rinnovabili in Italia, in cui è possibile consultare i dati specifici per ogni Regione.

Potete così scoprire quanti impianti sono presenti nella vostra Regione e quanta energia viene prodotta per ogni tipo di fonte. In questa classifica, vediamo al primo posto la Lombardia con 19.919 GWh di energia prodotti e all’ultimo la Liguria, con solo 689 Gwh.

 

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Filed Under: Ambiente, Economia, Energia Tagged With: Tecnologia

LA FATTORIA DELL’AUTOSUFFICIENZA E L’EARTHSHIP

28 Aprile 2016 By Rossella Leave a Comment

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Avete mai sentito parlare di Earthship? Sul giornale Vivi Consapevole n. 44 viene raccontato come La Fattoria dell’Autosufficienza, fiore all’occhiello del gruppo Macrolibrarsi, si avvia ad un nuovo e importante sviluppo.

Infatti, il nuovo ampliamento della Fattoria, recentemente approvato dal Comune di Bagno di Romagna, prende originariamente ispirazione da un particolare modello costruttivo, di impronta ecologica complessiva, che sfrutta la terra e la sua massa termica naturale come fattore determinante per la riduzione dei consumi: l’Earthship.

L’Earthship è un prototipo di edificio sostenibile radicale, così concepito dall’architetto Michael Raynolds negli anni Settanta. I primi progetti sono stati realizzati in zone desertiche americane per poi svilupparsi e diffondersi negli ultimi anni anche in Europa. Gli edifici costruiti secondo la progettazione Earthship sono da considerarsi passivi-naturali e il loro punto di forza è quello di utilizzare il materiale terra in maniera predominante. Sia per la costruzione che per la manutenzione, si dà preferenza a tecnologie costruttive low-tech, cioè senza l’impiego di sistemi meccanici o elettronici troppo sofisticati e che richiedono notevole dispendio di energia e manutenzione, riducendo così i costi di costruzione e mantenimento per tutto il ciclo di vita dell’edificio. Oggi stanno riscuotendo grande attenzione e successo in tutto il mondo.

Caratteristiche principali di un edificio Earthship.

1) Riscaldamento e raffrescamento termico/solare.

Gli edifici Earthship mantengono temperature confortevoli in qualsiasi clima. Il pianeta Terra è una grande massa termica che garantisce la temperatura senza l’aggiunta di fili o tubi. Il sole è una centrale nucleare che fornisce energia senza cavi o connessioni.

2) Elettricità solare ed eolica.

Gli Earthship producono la propria energia elettrica tramite un impianto fotovoltaico ed eolico. Questa energia viene immagazzinata in batterie e fornisce elettricità a tutto l’impianto elettrico. Gli Earthship possono avere più fonti di alimentazione, tutte integrabili.

3) Trattamento delle acque reflue.

Gli edifici progettati secondo la logica Earthship riutilizzano tutti i liquami domestici con sistemi di trattamento per interni ed esterni, i quali vengono poi utilizzati per la produzione alimentare e per il giardino con nessun inquinamento delle falde acquifere. I servizi igienici scaricano sulle acque grigie senza creare cattivo odore.

4) Utilizzo di materiali naturali e riciclati.

La casa come assemblaggio di sottoprodotti: una casa sostenibile deve fare uso di materiali locali, quelli che si trovano naturalmente in ambito locale.

5) Raccolta dell’acqua.

Gli Earthship prendono l’acqua dal cielo (pioggia e neve fusa) e la usano per quattro volte. L’acqua è riscaldata dal sole. Possono anche avere l’allaccio all’acqua pubblica, ma non inquinano le falde acquifere.

6) Produzione alimentare autosufficiente.

Le Earthship hanno dei sistemi semplificati di raccolta delle acque che permettono, congiuntamente alla serra, la coltivazione di ortaggi all’interno della casa, per avere dei prodotti freschi a km 0.Se ti è piaciuto l’articolo iscriviti al mio blog, oppure seguimi sulla pagina Facebook di Terra Madre

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Filed Under: Ambiente, Architettura, Casa, Ecologia, Economia, Energia, Rifiuti, Sapienza antica Tagged With: Acqua, Autoproduzione, Orto, Piante, Riciclo, Tecnologia

‘LA GRANDE SFIDA DEI FORNITORI PER IL CLIMA’: CARREFOUR PREMIA 7 AZIENDE

28 Ottobre 2015 By Rossella Leave a Comment

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Si chiama “La Grande Sfida dei Fornitori per il Clima” il progetto di Carrefour Italia che ha selezionato 7 tra le 651 aziende italiane di fornitori per la loro sostenibilità. La Carrefour è andata a valutare la CSR (Corporate Social Responsability), in italiano RSI, cioè Responsabilità Sociale d’Impresa. Da qui, quindi, la verifica sui progetti che si sono distinti per un basso impatto ambientale.
A valutare la reale innovazione in materia green e stata la Fedabo, azienda che è ai primi posti nella consulenza per l’energia.
 
Ed è così che è stata stilata una classifica delle 7 aziende virtuose in ambiti specifici.
 
I progetti sono stati esaminati da una giuria di esperti: Roberta Ianna, rappresentate del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, Giovanni Toletti, Politecnico di Milano, Energy & Strategy Group, Emanuele Plata, Planet Life Economy Foundation ONLUS, Lisa Casali, conosciuta come esperta di cucina eco sostenibile e scienziata ambientale,Cristina Lazzati, Direttore Mark UP e GDOWEEK.
 
Quali sono state le aziende finaliste?
La vincitrice è stata Avi.Coop S.c.a. (Amadori) a San Vittore di Cesena, con il premio Riduzione e valorizzazione energetica dei rifiuti. L’azienda emiliana è nota per i prodotti a marchio Amadori, a base di carni di pollo e tacchino, ma produce e realizza anche con il marchio Carrefour.
La caratteristica di questa azienda è di aver valorizzato le biomasse della lavorazione, dopo averle ridotte del 95%.
 
La altre aziende sono state:
La Lucart S.p.A., sito produttivo di Borgo a Mozzano (Lucca) conosciuta per la produzione di prodotti cartari, ha vinto il premio logistica sostenibile.
 
La Compagnia Italiana Sali CIS S.p.A di Porto Viro (Rovigo), una ditta che lavora il sale marino, ha vinto il premio riduzione emissioni in atmosfera.
 
La Dial S.r.l. di Pergine Valsugana (Trento) alla quale è stato assegnato il premio speciale sostenibilità per la piccola impresa.
In questo caso l’impresa trentina è davvero piccola, visto che occupa solo 40 persone. La sua specialità è quella di lavorare i funghi e di realizzare una serie di prodotti da loro derivati.
 
La VMC S.r.l. di Gottolengo (Brescia) ha vinto il premio efficienza energetica.
Questa azienda lavora nel campo della ideazione, progettazione, tessitura, finitura di calze e collant in fibre sintetiche e naturali.
 
Anche un’azienda del sud ad essere premiata, la GIAS S.p.A di Mongrassano Scalo (Cosenza), per il premio agricoltura sostenibile. L’azienda coltiva il prodotto primo con agricoltura integrata e poi produce alimenti precotti e surgelati.
 
Infine la Poly Pool S.p.A. di Ponte Selva di Parre (Bergamo) con il premio mobilità sostenibile. Con la sua produzione di componenti e sistemi per impianti elettrici e sistemi di ricarica per auto e veicoli elettrici è stata in grado di proporre un progetto di mobilità aziendale attraverso l’utilizzo di veicoli elettrici. I suoi dipendenti possono utilizzarli nei week end.
 
Ricordo che il Gruppo Carrefour è partner della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, COP21.

Articolo Sponsorizzato

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Filed Under: Acquisti, Clima, Ecologia, Economia Tagged With: Agricoltura, Animali, Personaggi, Tecnologia

LE 5 REGOLE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

15 Ottobre 2015 By Rossella Leave a Comment

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Alla vigilia dalla celebrazione della 34ma giornata mondiale dell’alimentazione, che quest’anno la FAO dedica a “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale”, Earth Day Italia rilancia il progetto “Tra campagne intelligenti e montagne all’avanguardia – le comunità rurali e montane insegnano come mangiare tutti e mangiare bene” come stimolo alla crescita sostenibile delle realtà rurali del Pianeta.

Il progetto, un’iniziativa congiunta del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed Earth Day Italia, individua le cinque regole dello sviluppo sostenibile mettendo a disposizione cinque reportage sulle comunità rurali che hanno adottato e portato avanti progetti innovativi rispettosi dell’ambiente.

“Con questo progetto, siamo fieri di raccontare la via italiana per lo sviluppo sostenibile delle nostre campagne, percorso che vede nella tutela della qualità e delle eccellenze, nella biodiversità e nell’inclusione, i suoi inderogabili punti di forza” dichiara Andrea Olivero, Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, “Earth Day Italia ha saputo fornire un quadro significativo delle esperienze sul campo, con elementi tangibili e casi concreti in cui vengono sapientemente miscelati tradizione, innovazione, crescita e cura del territorio”.

Il progetto ha portato alla selezione di 15 casi che hanno saputo “inventare” nuovi modelli di sviluppo sostenibile individuando regole migliorative rispetto a produttività, qualità dei prodotti, riduzione dei consumi, rispetto dell’ambiente, inclusione sociale.

I 5 video che hanno una durata di  circa 10 min ciascuno per un totale di circa un’ora, sono disponibili sul sito www.earthdayitalia.org  e sui canali facebook e youtube di Earth Day Italia.

Ed ecco le 5 regole dello sviluppo sostenibile:

  1. PENSA LOCALE. Casi di comunità che attorno ai valori della tradizione locale hanno saputo costruire valore per il futuro. Piccole boutique di autosufficienza con grande creatività, piccole storie per dimostrare che la sostenibilità ambientale del proprio agire determina anche sostenibilità economica e che le grandi storie si costruiscono a volte su piccoli particolari. Altresì casi di zone che nel passato si sono svuotate di giovani e che ora tornano a ripopolarsi di menti autoctone. Casi selezionati: Comunità di Aliano (Matera); Parco dei Paduli (Lecce); Pedavena (Belluno).
  2. RISPETTA LA TERRA. Casi di comunità che sanno rispondere alla industrializzazione a tutti i costi, agli standard dell’agricoltura e dell’allevamento intensivo, dell’omologazione facile e alla cementificazione con il recupero della biodiversità, con il recupero della terra e la valorizzazione del paesaggio. Casi selezionati: Acquafredda (Roma); Talamone (Grosseto); Amendolea (Reggio Calabria).
  3. APRI LA PORTA AL CAMBIAMENTO. Casi di innovazione, in settori agricoli e limitrofi, che hanno saputo imprimere una svolta ai territori. Cambiamenti tecnologici, cambiamenti nei modelli di produzione e nei modelli di distribuzione, cambiamenti nella governance che permettono di costruire valore economico per i territori e migliore qualità della vita. Casi selezionati: Parco Agroalimentare di San Daniele (Udine); Institut Agricole Régional (Aosta); Goel (Reggio Calabria).
  4. CONDIVIDI E COLLABORA CON TUTTI. Casi di piccole comunità che all’insegna dello spirito di collaborazione e condivisione riescono a migliorare.  Ibridazione è la parola d’ordine. Cittadini, istituzioni, imprese, studenti, lavoratori che si incontrano e che con generosità inventano un nuovo modo di vivere che supera l’individualismo. Casi selezionati: I Briganti di Cerreto (Reggio Emilia); Busche (Belluno); Casa Netural (Matera).
  5. CREA OPPORTUNITÀ PER TUTTI. Categorie spesso dimenticate o escluse dalle economie locali, beni a rischio abbandono, territori oscurati da attrazioni troppo importanti. Ci sono comunità che cambiando il paradigma “sfruttano” un potenziale inespresso e convertono costi in profitto. Casi selezionati: Terra Felix (Caserta); La Bassa Via (Aosta); Altopiano di Navelli (L’Aquila).

Fonte: www.earthdayitalia.org

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Filed Under: Alimentazione, Ecologia, Economia, Expo 2015, Società Tagged With: Agricoltura, Biodiversità

PERMACULTURA: VIVERE IN ARMONIA CON LA NATURA

22 Settembre 2015 By Rossella Leave a Comment

MAZ_3545Permacultura, un termine ancora poco conosciuto da noi in Italia. Eppure, proprio da noi esiste una festival molto ben organizzato, dedicato proprio a questo tema.

Cosa significa Permacultura?

La permacultura è un modo di stare al mondo in armonia con la natura e disciplina che abbraccia molti ambiti, tra cui agricoltura, architettura, alimentazione e cura di sé.

E’ un approccio rivoluzionario che permette di vivere in armonia e totale integrazione con l’ambiente, riducendo al minimo il nostro impatto e producendo al tempo stesso in abbondanza tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Permacultura è un termine, creato da Bill Mollison e David Holmgren negli anni ’70 in Australia, che indicava originariamente l’Agricoltura Permanente: silvicoltura, agricoltura tradizionale e antica, allevamento di animali e piscicoltura.
Con il passare del tempo, il termine è andato trasformandosi in Cultura Permanente; mentre oggi, ha un significato ancora più ampio, quello di ecologia applicata.

Tra le più concrete e pratiche alternative al consumismo, la permacultura rappresenta una guida fondamentale per chiunque voglia trasformarsi da consumatore dipendente a cittadino responsabile e creativo.

I principi della permacultura sono 12: 
1 – Osserva e interagisci
Prendendoci il tempo di osservare l’ambiente che ci circonda possiamo trovare soluzioni per una progettazione che si adatta perfettamente alla nostra situazione e alle nostre esigenze.
2 – Cattura e conserva le energie
Sviluppando sistemi che raccolgono risorse quando esse sono abbondanti, possiamo renderle utilizzabili nel momento del bisogno anche se non sono presenti.
3 – Ottieni un raccolto
Assicurati di ricevere premi veramente utili, come parte e ricompensa del lavoro che stai facendo.
4 – Accetta l’autoregolazione e il feedback
Dobbiamo scoraggiare attività non appropriate per assicurarci che il sistema funzioni in modo corretto.
5 – Usa e valorizza risorse rinnovabili e servizi
Facciamo il miglior uso delle abbondanti risorse naturali per ridurre il nostro atteggiamento di consumismo e dipendenza da risorse non rinnovabili.
6 – Produci ZERO rifiuti
Dando valore e utilizzando tutte le risorse che sono disponibili, niente va sprecato.
7 – Progetta da modelli a dettagli
Facendo un passo indietro, possiamo osservare i modelli della società e della natura. Essi possono formare l’ossatura dei nostri progetti, colmandoli di dettagli mentre procediamo.
8 – Integrare invece che separare
Mettendo le cose giuste al posto giusto, le relazioni si sviluppano tra di esse, che lavorano insieme per supportarsi l’un l’altra.
9 – Usa soluzioni piccole e lente
Sistemi piccoli e lenti sono più facili da mantenere che sistemi grandi, facendo un migliore uso delle risorse locali e producendo risultati più sostenibili.
10 – Usa e valorizza la diversità
La diversità riduce la vulnerabilità verso minacce di varia natura e si avvantaggia della natura unica dell’ambiente in cui si risiede.
11 – Usa e valorizza i margini
Il punto di incontro tra le cose è laddove gli eventi più interessanti hanno luogo, essi sono in generale gli elementi con il maggior valore, diversità e produttività di tutto il sistema.
12 – Usa creativamente e rispondi al cambiamento
Possiamo avere un impatto positivo su cambiamenti inevitabili tramite l’osservazione attenta e l’intervenire al momento giusto.

Per approfondire vi consiglio questo libro:

Permacultura
Permacultura
Il Filo Verde di Arianna
€ 14.5

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