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TESSUTI INQUINATI ED INQUINANTI

6 Aprile 2013 By Rossella 1 Comment

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Una nuova attenzione per la nostra salute va portata verso l’abbigliamento. La Sidapa (Società italiana di dermatologia allergologica professionale e ambientale) ha rilevato che il 70,6 per cento delle allergie cutanee gravi è causata da tessuti.

Quali sono i capi più a rischio? Sicuramente i jeans, specie se attillati, possono innescare reazioni cutanee violente, soprattutto tra chi è già allergico al nichel, perché i residui di coloranti possono contenere tracce di metalli pesanti.

Per chi ha la pelle sensibile o è allergico deve prestare attenzione anche ad indossare calze e magliette con colori scuri (blu, nero, viola, marrone). L’intimo dovrebbe essere chiaro o bianco. Infatti i ginecologi hanno riscontrato una una relazione tra l’uso di slip di colore nero e l’insorgenza di infiammazioni vaginali.

Anche Greenpeace ha lanciato la campagna Detox. Ad aprile 2012 hanno analizzato i capi d’abbigliamento di venti famose case di moda. In questa pagina trovate i risultati di questa analisi.

E’ importante sottolineare che per i livelli di sostanze chimiche trovati nei vestiti non è noto se costituiscano un rischio diretto per la salute di chi li indossa. Quando vengono rilasciate nell’ambiente, però, queste sostanze possono avere effetti pericolosi sulla salute dell’uomo e di altri organismi. Per risolvere il problema, le grandi aziende della moda devono eliminare completamente queste sostanze dai tessuti e trovare delle alternative sicure per produrre i propri capi d’abbigliamento.

Le industrie tessili, inoltre, possono inquinare gravemente il nostro Pianeta.

Le ricerche di Greenpeace hanno rivelato il legame commerciale fra i proprietari di due complessi industriali cinesi del tessile, di cui è stato esaminato l’impatto degli scarichi nei fiumi e marche sportive nazionali e internazionali, tra cui Adidas, Calvin Klein, Converse, H&M, Lacoste, Nike, Puma. La loro produzione è spesso in violazione delle norme relative alla tutela della salute, tramite sfruttamento di manodopera a basso costo.

La sostanza incriminata è il nonilfenolo etossilato, un componente in grado di alterare, anche se presente in minime dosi, il nostro sistema ormonale.

Il rilascio di nonifenoli avviene ogni volta che un capo trattato con sostanze tossiche viene normalmente lavato in lavatrice nelle nostre case, anche se  l’esperimento condotto da Greenpeace ha evidenziato come in circa la metà dei casi analizzati si sia verificata una fuoriuscita dell’80% ed oltre della quantità di nonifenoli presenti sui tessuti già dopo il primo lavaggio.

Qui scaricate la guida di Greenpeace: Panni sporchi 3.

 

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Filed Under: Benessere, Ecologia, Libri, Società Tagged With: Abbigliamento, Tecnologia

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Comments

  1. Roberta says

    7 Ottobre 2013 at 16:05

    Interessante e completo anche questo articolo 🙂

    Soltanto mi permetto di precisare una cosa: ultimamente anche intimo nero ed altri colori scuri sono sicuri per la pelle perché appunto vengono controllati ed in fase di lavorazione viene eliminato qualsiasi prodotto cancerogeno o allergenico .
    Infatti sul mercato si trovano prodotti anche di colore blu scuro con l’etichetta Oeko-Tex e so che i parametri di controllo riguardo l’intimo sono elevati e frequenti.

    Rispondi

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