Ieri sera in TV hanno proposto un vecchio documentario che di vecchio ha ben poco, se non la data di uscita: 2001. Parlo di Il popolo migratore girato da Jacques Perrin.
Un docufilm che mi ha tenuto con il fiato sospeso nemmeno fosse un triller, e che mi ha regalato 86 minuti di relax e gratitudine per le bellezze della natura. La musica accattivante, è del gruppo corso A filetta.
Come ha scritto Teresa Lavanga in questa recensione di qualche anno fa:
Chiudere gli occhi e pensare di volare: sensazioni sconosciute, brama di libertà, queste sono le prime cose che ci vengono in mente. Questo é ciò che si prova guardando questo magnifico documentario, frutto di quattro anni di lavoro meticoloso che ha usato tecnologie all’avanguardia e tecnici altamente specializzati.
…Le sensazioni regalate da “Il popolo migratore” sono forti, difficili da sopire, difficili da far conciliare con la routine quotidiana. Eppure sono emozioni che servono e che spesso sono soffocate da inutili pratiche messe a punto per inibire l’istinto di libertà che alberga in ogni uomo.
Per chi non lo conosce è assolutamente da vedere, soprattutto in questo inzio di primavera, in sintonia con il risveglio della natura.Se ti è piaciuto l’articolo iscriviti al mio blog, oppure seguimi sulla pagina Facebook di Terra Madre

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