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La terra è madre e noi siamo suoi figli
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Vi presento un film che è stato prodotto dal basso con un finanziamento in crowdfunding, gli anni passati: God Save the Green. La regia è di Michele Mellara e Alessandro Rossi.
Dal 2007 la maggior parte delle persone che popolano il nostro mondo, per la prima volta nella storia, vive nelle periferie delle città e non più sui campi e nelle campagne. Una trasformazione antropologica si sta compiendo a livello globale: l’uomo da pastore e agricoltore che era si è trasformato in cittadino. Eppure nelle ferite delle metropoli, tra i grattacieli brillanti di cristallo, negli slum fatiscenti delle megalopoli, riemerge prepotente il bisogno degli uomini di immergere le mani nelle zolle di terra. Quell’essere agricoltori, quel bisogno costitutivo della nostra specie, in ogni cultura, di lavorare la terra, riaffiora scardinando ritmi e obblighi del vivere urbano.
“…Dovresti avere almeno una piccola aiuola per conoscere quello che calpesti. Allora vedresti che nemmeno le nuvole sono così varie, così belle, terribili quanto il terreno sotto i tuoi piedi …”
Il film Good Save the Green è una narrazione che si sviluppa in un mosaico di storie:
– l’ultimo giardino in uno dei più popolati quartieri di Casablaca (Marocco); nel più grande slum di Casablanca è sopravvissuto solo un unico giardino, ha resistito all’avanzamento caotico dell’urbanizzazione di cemento e lamiera. Fornisce cibo alla famiglia di Abdellah che lo coltiva in modo tradizionale (patate, coriandolo, insalata, zucche).
– coltivazioni idroponiche gestite da un gruppo di donne a Teresina (Brasile); un gruppo di donne di Teresina (capitale del Piauì, stato del Nord Est del Brasile povero) sono fuggite all’emarginazione sociale e alla povertà grazie alla produzione di ortaggi attraverso un’innovativa esperienza di orticultura urbana: una coltivazione idroponica realizzata con materiali di recupero.
– orti comunitari a Berlino (Germania); due giovani berlinesi si cimentano in originali azioni di guerrilla urbana.
– coltivazioni all’interno di sacchi nella bidonville di Nairobi (Kenya); Morris e la sua famiglia coltivano ortaggi (principalmente una sorta di cavolo locale chiamato sukuma wiki) all’interno di grandi sacchi riempiti di terra fertile proveniente dalla foresta limitrofa alla città.
– giardini pensili a Torino e Bologna (Italia); un giardiniere appassionato ha creato negli ultimi dieci anni un lussureggiante giardino pensile nell’attico a terrazze in cima a un condominio di 10 piani in un quartiere residenziale di Torino. 150 metri quadrati convertiti in una sorta di orto botanico con circa 2000 specie di piante, fiori e ortaggi.
Su Youtube si può vedere l’intero video che dura circa 70 minuti: https://www.youtube.com/watch?v=eer6_Dy1PUU
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Sativa è un’azienda di sementi biodinamiche che non esisterebbe oggi senza il lavoro preliminare dell’agricoltore e pioniere della coltura di sementi biodinamiche Ilmar Randuja, il quale iniziò nel 1960 a produrre sementi di ortaggi e a selezionare varietà per la coltivazione biologica.
Il suo lavoro è stato progressivamente sviluppato dal 1974 al 1998 nell’azienda agricola Ekkharthof a Lengwil, sulle rive del Lago di Costanza.
La cooperativa per le sementi biodinamiche Sativa fu fondata nel 1992 e da allora si è impegnata nella fornitura di sementi biologiche.
L’agricoltura biologica ha bisogno di varietà proprie, adattate alle condizioni dell’agricoltura biologica. Sativa sviluppa tali varietà sui suoi terreni a Rheinau, in Svizzera.
L’agricoltura biologica si situa in un ambiente in costante evoluzione. Le abitudini alimentari cambiano, nuove malattie fanno la loro apparizione e il cambiamento climatico si profila all’orizzonte. Inoltre, le condizioni dell’agricoltura biologica differiscono in più di un modo dall’agricoltura convenzionale.
Così le varietà selezionate per l’agricoltura tradizionale non sempre presentano risultati convincenti in condizioni biologiche. Ecco perché l’agricoltura biologica necessita di proprie varietà biologiche.
Sativa ha sviluppato programmi di selezione (di mais dolce, carote e cavolo rapa) che offrono la stessa resa degli ibridi più diffusi, ma hanno in più la riproducibilità. Particolare attenzione è riservata alle specie rare.
Ogni ambiente presenta condizioni diverse. In agricoltura biologica queste differenze non sono livellate da sostanze chimiche o fertilizzanti minerali. Questo è il motivo per cui è necessario sviluppare una diversità varietale più grande possibile in modo da scegliere la migliore varietà per ogni posizione.
Se volete conoscere meglio l’Azienda Sativa andate sul loro sito. Su Macrolibrarsi potete acquistarle.
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E’ iniziato settembre e per chi ha un orto ricomincia il lavoro! Ecco alcuni consigli per autoprodursi la semente per l’anno successivo.
Prendete i semi da piante a impollinazione libera (sono piante selezionate attraverso l’impollinazione naturale in pieno campo, non sono ibride) che sono robuste e sane.
Dovremo selezionare le piante migliori da piante che non solo abbiano fatto dei bei frutti, ma soprattutto quelle sopravvissute più di altre ad un periodo prolungato di cattivo tempo o ad attacchi di insetti.
Pomodori, peperoni, fagioli e piselli sono in genere buone scelte per i principianti, così come lo sono i fiori con grandi semi, facili da estrarre, come ad esempio i girasoli.
– Per raccogliere i semi dalle piante, come piselli e fagioli, lasciate che i baccelli si secchino sulla pianta diventando marroni e croccanti.
– Per raccogliere i semi da piante come i pomodori, melanzane e zucchine vi consiglio di leggere i consigli su questo sito.
Conservate i semi secchi in una busta di carta con l’etichetta della data e della varietà del seme. Conservateli in un ambiente fresco e asciutto, come in un cassetto, fino alla primavera successiva.Se ti è piaciuto l’articolo iscriviti al mio blog, oppure seguimi sulla pagina Facebook di Terra Madre
Ed ecco un altro libro sulle fattorie didattiche: Scuola in fattoria – Educare a Km 0.
Le fattorie didattiche sono una realtà ormai consolidata in tutta Italia e anche all’estero.
Eppure le visite in fattoria sono ancora occasionali e sporadiche: si portano le classi in fattoria al massimo una o due volte in un anno scolastico.
Come rafforzare il rapporto tra scuola e campagna?
Come far diventare la fattoria una vera e propria “scuola all’aperto” fruibile in tutte le stagioni?
Il libro promuove e approfondisce l’educazione a km 0, cioè un’idea di scuola aperta al territorio, in cui la fattoria si connota come luogo privilegiato per lo sviluppo delle competenze e la crescita del bambino.
La fattoria strettamente connessa alla scuola diventa un “laboratorio scolastico all’aperto”, un ambiente ricco e straordinario di esperienze di apprendimento.
Quali laboratori si possono realizzare nelle fattorie didattiche?
Quali giochi proporre per costruire un efficace laboratorio?
Questo libro, oltre a indicare la strada per costruire un rinnovato rapporto tra scuola e fattoria, offre spunti concreti per la costruzione di giornate-laboratorio e ben 50 giochi didattici da proporre ai bambini della scuola dell’infanzia e del primo e secondo ciclo della scuola primaria.
Un libro per tutti coloro che desiderano ripensare e potenziare il rapporto tra scuola e fattoria.
Un libro per chi non desidera solo teorie e concetti ma soprattutto indicazioni pratiche.
Un libro da leggere ma, soprattutto, da utilizzare.Se ti è piaciuto l’articolo iscriviti al mio blog, oppure seguimi sulla pagina Facebook di Terra Madre
Dal verde pensile ai tetti verdi, una moda che si sta diffondendo in tutto il mondo. Addirittura in alcuni paesi l’ONU indica gli orti urbani sui tetti degli edifici come una concreta misura anti-crisi e di ausilio alla sussistenza della popolazione in certi paesi (ricordate le donne di Montreuil?).
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