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UN SUPERALIMENTO ITALIANO: IL CAVOLO NERO

25 Novembre 2016 By Rossella Leave a Comment

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Forse non da tutti conosciuto, il cavolo nero è per la verità un ortaggio dalle molte virtù.

I suoi pregi non si apprezzano soltanto in cucina, dove si possono preparare gustosi piatti e stuzzichini, ma, viste le sue numerose proprietà benefiche, anche per la salute.

Il cavolo non era osannato solo dai medici del passato; anche la sapienza popolare conosceva molto bene i suoi incredibili effetti. Le molteplici varietà di Brassica oleracea, di cui fa parte anche il cavolo nero, sono state oggetto di molte sperimentazioni già nei secoli scorsi.

Quella dell’utilizzo del cavolo in terapia non è dunque affatto un’idea campata in aria. La storia insegna che anche grandi maestri come Galeno, Ippocrate e Catone lo usavano, traendone molti vantaggi. Secondo Catone, era uno dei migliori rimedi a uso topico in caso di artrite, ferite, eruzioni cutanee, piaghe e persino la peste. Ma non solo: per centinaia di anni l’utilizzo di vari tipi di cavolo è stato considerato un ottimo rimedio purgante e depurativo.

Il cavolo nero è un potente antitumorale che trabocca di vitamine A, B1, B2, B3, B6, B12, C e K, riduce il livello di colesterolo, migliora le condizioni dei diabetici, risolve problemi digestivi, aiuta a disintossicare il sistema a livello genetico, ha proprietà antinfiammatorie, migliora le condizioni di capelli, pelle e ossa.

Contiene il doppio di antiossidanti rispetto ad altre verdure a foglia verde ed è un’eccellente fonte di sali minerali preziosi per l’organismo, quali calcio, magnesio, potassio, ferro, fosforo, zinco, rame, manganese, sodio, zolfo, selenio e fluoro.

Grazie alle sue straordinarie proprietà, avvalorate da accurate e recenti ricerche scientifiche, questo ortaggio delizioso si colloca ai primi posti nella lista degli alimenti più benefici del pianeta, già apprezzato e valorizzato dalla tradizione culinaria toscana.

Se vi ho incuriosito allora dovete leggere il libro Le mille virtù del cavolo nero dove troverete affrontati i seguenti argomenti:

  • Il cavolo nero, una miniera di salute
  • Le più recenti scoperte scientifiche
  • La tradizione del cavolo nero nella cucina italiana
  • Depurare l’organismo ed eliminare le tossine
  • Una mano all’intestino: il decotto di cavolo nero
  • Il cavolo nero a tavola: ricette e consigli per sfruttarne le virtù
  • La fermentazione del cavolo nero
  • La bellezza con il cavolo nero
  • La farina di cavolo nero.

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UN LEGUME ANTICO: LA ROVEJA

30 Ottobre 2015 By Rossella Leave a Comment

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Immagine su Skop.biz

Pochi sanno cos’è la roveja. Eppure è un legume che cresceva in Italia. La roveja, anche detta rubiglio o corbello, affine al pisello e con sapore simile alla fava, è tradizionalmente coltivato nelle Marche. Molto probabilmente proveniva dal Medio Oriente: in Europa è conosciuta sin dalla preistoria, e insieme a lenticchia, orzo e farro, rappresentava la base dell’alimentazione umana nel neolitico. Sia i Greci che i Romani lo consideravano un legume prelibato.

La roveja fu coltivata per secoli sui terreni di alta quota dei Monti Sibillini dove faceva parte dell’alimentazione di base dei contadini. Quasi scomparsa dalle tavole, è stata recuperata grazie a un Presidio Slow Food. Simile a un piccolo pisello, di colore marrone scuro, rossiccio o verde scuro, la roveja è gustosa e nutriente ed è ottima nelle zuppe, su crostoni o per preparare la farrecchiata, sorta di polenta che si usa condire con le alici.

Questo tipo di pisello, oltre ad essere coltivato, cresceva e cresce tuttora, in modo spontaneo, nei prati e lungo le scarpate. Si seminava in primavera, si falciava a fine estate e, dopo qualche giorno di essiccazione, si trebbiava con una trebbia fissa, come per la lenticchia.
Sono notevoli le proprietà nutrizionali della roveja, con alto contenuto di proteine, pochi grassi e preziosi minerali come fosforo e potassio. La roveja contine anche vitamina B1.

La coltivazione della roveja è andata scomparendo perchè, come per la produzione di lenticchie a quote elevate e in aree impervie, anche nel caso della roveja la raccolta è molto faticosa e difficoltosa. I mezzi moderni sono perfetti per gli steli più bassi delle varietà di frumento selezionate negli ultimi decenni e non riescono a lavorare gli steli lunghi delle antiche varietà. Infatti la roveja è falciata a mano. Occorre lavorare chinati e ovviamente ci vuole molto tempo.

Qui il sito della Roveja di Civita di Cascia.

La Roveja su Macrolibrarsi:

Roveja Biologica
Roveja Biologica
Sapore di Sole
€ 6.21

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LE 5 REGOLE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

15 Ottobre 2015 By Rossella Leave a Comment

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Alla vigilia dalla celebrazione della 34ma giornata mondiale dell’alimentazione, che quest’anno la FAO dedica a “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale”, Earth Day Italia rilancia il progetto “Tra campagne intelligenti e montagne all’avanguardia – le comunità rurali e montane insegnano come mangiare tutti e mangiare bene” come stimolo alla crescita sostenibile delle realtà rurali del Pianeta.

Il progetto, un’iniziativa congiunta del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed Earth Day Italia, individua le cinque regole dello sviluppo sostenibile mettendo a disposizione cinque reportage sulle comunità rurali che hanno adottato e portato avanti progetti innovativi rispettosi dell’ambiente.

“Con questo progetto, siamo fieri di raccontare la via italiana per lo sviluppo sostenibile delle nostre campagne, percorso che vede nella tutela della qualità e delle eccellenze, nella biodiversità e nell’inclusione, i suoi inderogabili punti di forza” dichiara Andrea Olivero, Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, “Earth Day Italia ha saputo fornire un quadro significativo delle esperienze sul campo, con elementi tangibili e casi concreti in cui vengono sapientemente miscelati tradizione, innovazione, crescita e cura del territorio”.

Il progetto ha portato alla selezione di 15 casi che hanno saputo “inventare” nuovi modelli di sviluppo sostenibile individuando regole migliorative rispetto a produttività, qualità dei prodotti, riduzione dei consumi, rispetto dell’ambiente, inclusione sociale.

I 5 video che hanno una durata di  circa 10 min ciascuno per un totale di circa un’ora, sono disponibili sul sito www.earthdayitalia.org  e sui canali facebook e youtube di Earth Day Italia.

Ed ecco le 5 regole dello sviluppo sostenibile:

  1. PENSA LOCALE. Casi di comunità che attorno ai valori della tradizione locale hanno saputo costruire valore per il futuro. Piccole boutique di autosufficienza con grande creatività, piccole storie per dimostrare che la sostenibilità ambientale del proprio agire determina anche sostenibilità economica e che le grandi storie si costruiscono a volte su piccoli particolari. Altresì casi di zone che nel passato si sono svuotate di giovani e che ora tornano a ripopolarsi di menti autoctone. Casi selezionati: Comunità di Aliano (Matera); Parco dei Paduli (Lecce); Pedavena (Belluno).
  2. RISPETTA LA TERRA. Casi di comunità che sanno rispondere alla industrializzazione a tutti i costi, agli standard dell’agricoltura e dell’allevamento intensivo, dell’omologazione facile e alla cementificazione con il recupero della biodiversità, con il recupero della terra e la valorizzazione del paesaggio. Casi selezionati: Acquafredda (Roma); Talamone (Grosseto); Amendolea (Reggio Calabria).
  3. APRI LA PORTA AL CAMBIAMENTO. Casi di innovazione, in settori agricoli e limitrofi, che hanno saputo imprimere una svolta ai territori. Cambiamenti tecnologici, cambiamenti nei modelli di produzione e nei modelli di distribuzione, cambiamenti nella governance che permettono di costruire valore economico per i territori e migliore qualità della vita. Casi selezionati: Parco Agroalimentare di San Daniele (Udine); Institut Agricole Régional (Aosta); Goel (Reggio Calabria).
  4. CONDIVIDI E COLLABORA CON TUTTI. Casi di piccole comunità che all’insegna dello spirito di collaborazione e condivisione riescono a migliorare.  Ibridazione è la parola d’ordine. Cittadini, istituzioni, imprese, studenti, lavoratori che si incontrano e che con generosità inventano un nuovo modo di vivere che supera l’individualismo. Casi selezionati: I Briganti di Cerreto (Reggio Emilia); Busche (Belluno); Casa Netural (Matera).
  5. CREA OPPORTUNITÀ PER TUTTI. Categorie spesso dimenticate o escluse dalle economie locali, beni a rischio abbandono, territori oscurati da attrazioni troppo importanti. Ci sono comunità che cambiando il paradigma “sfruttano” un potenziale inespresso e convertono costi in profitto. Casi selezionati: Terra Felix (Caserta); La Bassa Via (Aosta); Altopiano di Navelli (L’Aquila).

Fonte: www.earthdayitalia.org

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AGRITURISMO LA CERRETA: UNA VACANZA NELLA NATURA A 360 GRADI

5 Agosto 2015 By Rossella Leave a Comment

ITALIA, TOSCANA, COSTA DEGLI ETRUSCHI, SASSETTA (LI): Azienda Agricola Biodinamica "La Cerreta"

ITALIA, TOSCANA, COSTA DEGLI ETRUSCHI, SASSETTA (LI): Azienda Agricola Biodinamica “La Cerreta”

A proposito di vacanze in agriturismo vi racconto della mia vacanza 2015. NON è un post sponsorizzato, ma lo scrivo con grande piacere perchè presso l’Agriturismo La Cerreta ci sono stata davvero bene e vi spiego il perchè.

L’agriturismo sorge nella Val di Cornia, precisamente nel comune di Sassetta, piccolissimo comune in provincia di Livorno, famoso per le sue cave di marmo rosa.

Il nome La Cerreta è dato proprio dal bosco nel quale sorge: un’immensa distesa di cerri secolari! Anche nei giorni di massimo caldo, il bosco rimane l’unico posto dove trovare un pò di fresco. Inoltre, a venti minuti di macchina ci sono le spiagge del litorale dell’alta Maremma.

L’ospitalità avviene in antichi casolari ristrutturati, con camere da letto e bagno, uno diverso dall’altro per arredo, sempre rispettose della natura, con mobili recuperati o con arredi fatti con legno e pietre grezze. Insomma, interni di gran fascino. Gli alberi, anche se non più vitali, rimangono in diverse strutture per bellezza.

La particolarità dell’agriturismo è la loro scelta ventennale di realizzare agricoltura biodinamica, scelta molto coraggiosa che ha portato grande valore all’azienda.

La Cerreta è un’azienda agricola biodinamica certificata Demeter che, seguendo un ciclo differenziato e chiuso, produce vino, olio, carne, salumi, formaggi, frutta, castagne, cereali, foraggere e ha allevamenti di popolazioni autoctone di bovini, suini, cavalli, api ed avicoli. Una varietà che assicura all’ecosistema il valore della biodiversità, requisito fondamentale per ottenere e mantenere il giusto equilibrio nei cicli produttivi, mettendoci in grado di ricavare risorse di ottima qualità, dal punto di vista dei sapori, della genuinità, dei valori nutrizionali ed energetici.

Naturalmente questi prodotti si degustano presso il Ristorante, che offre davvero pasti alternativi, seppur nel rispetto della tradizione toscana. Il 90% di quello che si mangia a La Cerreta è autoprodotto. Un esempio: la mattina, per chi vuole, la  colazione è a base di latte non pastorizzato, appena munto, oppure di yogurt fatto con lo stesso latte. Il pane fatto in casa a La Cerreta è a base di farine integrali macinate a pietra e la lievitazione è naturale, con pasta madre.

Il loro miele vergine, poi, è una vera prelibatezza, frutto delle diverse tipologie di fioriture durante l’anno e dell’ottimo equilibrio biologico che consentono alle api di produrre, e a loro di raccogliere, ottimi mieli vergini integrali di macchia mediterranea

Benchè non facciano una scelta vegetariana o vegana, la loro carne è frutto di allevamenti non intensivi di animali che vivono nel loro habitat e, per questo, animali FELICI! La carne che ho avuto modo di assaggiare ha un sapore unico.

In questo bosco si vive davvero un’esperienza totalizzante nella natura, circondati da animali come colombi, ghiandaie e lepri.

Ma quello che dà un valore aggiunto all’azienda è la presenza di una fonte termale e di una SPA all’interno della struttura. Tre sono le piscine calde (una al chiuso aperta tutto l’anno), con diversi gradi, oltre ad un percorso benessere. E’ presente anche una piscina non riscaldata, sempre di acqua termale.

Terme di Sassetta, Azienda Agrituristica "La Cerreta", Sassetta (LI), Toscana, Italia, Europa

Terme di Sassetta, Azienda Agrituristica “La Cerreta”, Sassetta (LI), Toscana, Italia, Europa

L’Acqua è Salso-Solfato-Calcica-Ipertermale. Alla particolare concentrazione di questi elementi si devono i maggiori effetti terapeutici a livello dell’apparato respiratorio, della pelle e dell’apparato osteomuscolare.

Infine, ma non per ultimo, ho avuto il grande onore di fare un’esperienza di equitarmonia con Daniele Mazzanti, il proprietario, nonchè l’anima di questo fantastico posto.

Il loro allevamento di cavalli maremmani è anch’esso un diverso modo di concepire il rapporto con il cavallo, alla pari, non da subordinato, aiuto e amico dell’uomo.

ITALIA, TOSCANA, COSTA DEGLI ETRUSCHI, SASSETTA (LI): Azienda Agricola Biodinamica "La Cerreta"

ITALIA, TOSCANA, COSTA DEGLI ETRUSCHI, SASSETTA (LI): Azienda Agricola Biodinamica “La Cerreta”

Il concetto di equitazione che Daniele propone

è basato su una comunicazione sensibile con il cavallo, attraverso conoscenza, comprensione e psicologia; mai con intimidazione e violenza. I cavalli non sono solo “animali da cavalcare”, ed essere in grado di cavalcare non vuol necessariamente dire che si conosca il cavallo in quanto essere vivente, con le sue infinite sfaccettature.

Un’azienda così strutturata, anche se a gestione familiare, dà lavoro a 20 persone!

Auguro a tutti voi di poter avere una vacanza come la mia!

Qui un loro video su Youtube.

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VANDANA SHIVA: LA BIODIVERSITA’ SALVERA’ IL MONDO

5 Giugno 2015 By Rossella Leave a Comment

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E’ stato ripubblicato un vecchio saggio di Vandana Shiva che risulta essere quanto mai attuale, in periodo di Expo: Il mondo del cibo sotto brevetto.

I diritti di proprietà legati al commercio di beni di consumo hanno limitato la possibilità di produrre cibi naturali e distrutto la biodiversità.

Scritto in modo estremamente accessibile, questo libro di Vandana Shiva dimostra con grande concretezza come la questione apparentemente astratta della proprietà intellettuale si stia trasformando in uno strumento finalizzato al saccheggio delle risorse naturali del pianeta da parte delle grandi corporation.

Come scrive nel libro la Shiva:

«In primo luogo, in assenza di brevetti, il sapere viene condiviso, non tenuto segreto. In secondo luogo, ciò che viene offerto dai brevetti non è il sapere, bensì l’informazione, e poiché i brevetti impediscono ad altri di utilizzare le informazioni in essi contenute fino alle scadenza dei brevetti stessi, la divulgazione delle informazioni è del tutto priva di utilità. Infine, è noto che i brevetti costituiscono un ostacolo al trasferimento di tecnologia dal Nord al Sud del mondo. I brevetti, pertanto, sono essenzialmente un sistema per produrre entrate e non per generare o trasferire conoscenze».

Il risultato, purtroppo,  è la grande truffa a danno delle risorse e del sapere del Terzo mondo, che vengono trasformati in «proprietà intellettuale» delle grandi corporation, americane nell’80%. Miliardi di royalty prelevati dal Terzo mondo! La stessa cosa che ieri facevano i colonizzatori quando si appropriavano direttamente delle risorse naturali, dall’oro ai diamanti alle foreste. 

Ecco perchè dell’importanza di attuare quanto prima una politica diversa, così come scritto nel Manifesto Terra Viva presentato ad Expo 2015.

Un appello accorato che l’attivista ha lanciato attraversando il Parco della Biodiversità, quello che porta al Padiglione del Biologico dell’Expo.

“Questo Parco – ha detto Vandana Shiva – è il luogo più bello e più importante di tutta l’Expo. È una gioia per me attraversarlo. Tutta l’Expo dovrebbe essere così, un grande parco della biodiversità“. Accompagnata accompagnata da Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, e dalle Donne in campo della Confederazione italiana agricoltori (Cia), l’attivista indiana ha piantato in una piccola aiuola dei semi indiani di zucca, okra e melone portati dall’associazione da lei fondata, Navdanya International.

Non solo, Vandana ha seminato con le sue mani anche cereali biologici italiani, fra cui fagioli e farro. “Speriamo che siano felici qui e che si moltiplicheranno”!

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IL MIELE BUONO DELLE API DI CITTA’

11 Maggio 2015 By Rossella Leave a Comment

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Alveari a Manhattan

Lo sapevate che si possono allevare le api in città? Così come gli orti in città ecco anche le api e il miele!  

Non è più strano nè impossibile di quanto si pensi. In Italia la prima esperienza è nata nel 2010 a Torino con il progetto Urbees di Antonio Barletta è riuscito a creare una rete che oggi a Torino conta 20 arnie in sei diversi posti e che nel 2013 ha prodotto e messo in vendita 2.000 barattoli di miele di città da 125 grammi l’uno. Le arnie sono sia sui balconi di privati cittadini, sia sui tetti di musei e fabbriche.

Vuoi un barattolo di Miele di Urbees? Ecco allora il Miele con il tuo nome sull’etichetta!
Ogni barattolo etichettato e dotato di un Qr code che contiene la scheda per la tracciabilità del prodotto che garantisce la sicurezza del miele, la trasparenza del processo e rende possibile realizzare una mappatura delle piante di riferimento per gli impollinatori.
“Abbiamo fatto analizzare il miele prodotto – spiega Antonio Barletta di Urbees – e così abbiamo anche scoperto quali piante e nettari Torino offre alle api: dal tiglio all’ippocastano al trifoglio. In questo modo, grazie alle Api possiamo anche realizzare un mappatura botanica della città”.

L’idea di tutelare l’ambiente preservando la salute delle api è condivisa anche dal Caab (Centro agroalimentare di Bologna) con il progetto “bee-Sos-tenibile“ dedicato all’apicoltura urbana.
A New York l’apicoltura è legale dal 2010 e in quattro anni si è diffusa moltissimo, sui tetti dei grattacieli si sono moltiplicate le arnie. Il miele prodotto è certificato come 100% urbano e, assicurano gli esperti, non è secondo a nessuno.

Così anche a Parigi, Londra e Tokio.

Ma come fa il miele “urbano” ad essere buono? Le città, infatti, rispetto alle zone agricole coltivate a monocoltura o agricoltura intensiva, offrono alle api molte aree nettarifere e pollinifere ricche di piante e fiori che non sono trattati con agenti chimici aggressivi e nocivi: giardini pubblici e privati, aiuole, balconi e terrazze. 

Ricordiamoci che senza api non avremmo più cibo, infatti un terzo del cibo che mangiamo e fino al 90% delle piante selvatiche, dipendono dal servizio di impollinazione delle api e di altri insetti impollinatori. Inoltre, 71 delle 100 colture più importanti per l’alimentazione umana sono impollinate dalle api come i pomodori, le mele, le fragole e le mandorle.

Non solo, ma le api sono dei bio-indicatori, per cui monitorando il miele delle città, si potrà fare anche un monitoraggio della qualità ambientale della città. 

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